venerdì 8 giugno 2007

E lo chiamano diritto allo studio...

Fonte: www.ansa.it
CINA: AMMISSIONE UNIVERSITA', 10 MILIONI SOTTO PRESSIONE A PECHINO



Per dieci milioni di studenti cinesi è arrivato il giorno del giudizio: tra oggi e domani, infatti, dovranno affrontare gli esami di ammissione all' Università che - come vogliono l' antica tradizione dei "mandarini" al servizio degli Imperatori e la società super-competitiva nella quale vivono - sono ferocemente selettivi. Solo la metà dei giovani, infatti, riuscirà ad entrare nelle Università, che per il prossimo anno hanno 5,7 milioni di posti disponibili. Gli studenti sono dieci milioni ma le persone coinvolte molte di più, se si tiene conto che i ragazzi e la ragazze che affronteranno in questi giorni gli esami sono nati negli anni Ottanta, quando già era in vigore la politica del figlio unico. Sono quelli che sono stati chiamati "i piccoli imperatori", adorati e viziati da genitori e nonni. Gli alberghi di Pechino vicini alle Università - alcune delle quali sono le più ambite del paese - registrano già da qualche giorno il tutto esaurito a causa dei genitori che vogliono essere vicini ai loro rampolli nel difficile momento. Intorno a loro è nata un' economia parallela. In un caso limite riportato nei giorni scorsi da un importante quotidiano, alcuni genitori di Shanghai hanno cercato di procurarsi farmaci psicostimolanti per 'drogare' i loro figli in modo che potessero studiare di più.

Dolci chiamati "Zhuang Yuan", che si ritiene portino fortuna perché hanno il nome di un burocrate di successo vissuto più di mille anni fa sotto la dinastia imperiale dei Song, si vendono ad un prezzo cinque volte superiore a quello del mese scorso, mentre per le vacanze di primavera intraprendenti agenti di viaggio hanno organizzato visite per esaminandi nelle più note Università del paese. La pressione su studenti e famiglie per superare con successo gli esami è fortissima, ed in alcuni casi è sfociata in drammi: genitori che si sono suicidati perché non potevano pagare le spese per gli studi dei loro figli, ragazzi che si sono suicidati per risparmiare ai loro genitori la vergogna di non essere in grado di farli studiare. Nel caso più recente, in novembre, un laureato della Tsinghua di Pechino si è tolto la vita perché non riusciva a trovare lavoro: un problema che dovranno affrontare molti dei ragazzi che oggi affollano le aule degli esami. Quest' anno i laureati usciti dalle Università cinesi sono stati 4,95 milioni, cioé 820mila in più dell' anno scorso, secondo dati del ministero dell'istruzione. Nella sola Pechino i laureati saranno 200mila, mentre i posti disponibili a quel livello saranno solo 87mila. Secondo le statistiche ufficiali, il tasso di disoccupazione in Cina è del 4,1%, ma - spiega il professor Yao Yuqun dell' Università del Popolo per le risorse umane - i laureati che non trovano lavoro non sono calcolati. "Dicono che non ho esperienza ma non è giusto, come fanno a chiedere esperienza a uno che è appena uscito dal college?", chiede sconsolato Ji Rentai, uno studente della Mongolia Interna che si è appena specializzato in commercio online e che è al suo sesto tentativo infruttuoso di trovare un posto di lavoro.

E poi in Italia ci si lamenta...e io che son già in paranoia ancora prima di finire....
Che amarezza....!!!

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